giovedì 25 dicembre 2014

Vassallo e l' occultamento della cultura cattolica

Pubblico in questo Santo giorno del Natale,un testo sempre forte e stimolante del mio caro e vecchio Amico prof. Piero Vassallo di Genova  tratto dal suo blog contravveleni e antidoti che vi consiglio seguire.Vassallo e' filosofo e scrittore fuori dal coro,molte battaglie le abbiamo condotto insieme fin dal nostro primo incontro a Napoli per il Convegno dell''ALFIERE'' di Silvio Vitale,rivista tradizionalista ora diretta dal figlio Edoardo,dove pure feci la felice conoscenza di uno dei miei Maestri,il professore spagnolo don Francisco Elias de Tejada,che nel 1976 ospitai  e organizzai a Palermo per il primo dei convegni dedicato all'Antigiacobinismo,con Vassallo,Vitale,Paolo Caucci,Pino Tosca ,Giuseppe Tricoli,Gaetano Catalano e molti altri studiosi.Bene ,Vassallo,che non e' uomo facile e accomodante,oggi autore di oltre cinquanta volumi,molti editi da Thule,e radicale critico della modernita',e' stato sempre Amico ed io a lui vicino nel pensiro e nell'azione,come a un grande ,valoroso fratello maggiore,con lievi e non determinanti discordanze su qualche autore o fatto storico politico e sempre con virile lealta' e amicizia, con reciproco ''cuore amico''come direbbe Francesco Grisi.E' con tale spirito che pubblico l'articolo di Piero Vassallo,ringraziandolo per le citazioni,ma soprattutto indicandolo per il suo coerente,profondo e anticonformistico magistero.

Occultamento e rimozione della cultura cattolica


Nell'avvincente sito Il Covile, in data 19 dicembre 2014, Dana Gioia ha elencato puntualmente le condizioni dell'esistenza preconciliare di una apprezzata letteratura cattolica in America: scrittori famosi si dichiaravano apertamente cattolici; il mondo culturale accettava il Cattolicesimo; c'era una letteratura cattolica dinamica e vitale; era presente un'attività critica e accademica  che supportava i migliori scrittori cattolici. L'improvviso venir meno di tali condizioni ha causato il collasso della letteratura cattolica d'America e il suo rinvio alla marginalità. 
 La contemporanea ripetizione in diversi altri paesi dell'eclissi che ha oscurato la letteratura  cattolica d'America e la coincidenza della data delle crisi con l'inizio dell'età postconciliare,  induce a risalire alla causa delle cause citate dalla Gioia: la capitolazione dei vescovi e dei teologi cattolici e la loro consegna alla presunta autorità e attualità del pensiero moderno. 
 Il vento impetuoso della modernizzazione conciliare, che soffiava nelle menti dei vescovi e dei teologi liberali, si è rovesciato nell'ingente biblioteca del Novecento cattolico e la ha trascinata in una macelleria gestita da esponenti della cultura laica, progressista e iniziatica.
 L'efficacia del suicidio consumato dai cattolici plagiati dalle sirene del macello laicista, si misura contemplando la irragionevole, autolesionistica squalifica e l'insensato ripudio di Giovannino Guareschi, lo scrittore italiano più letto e apprezzato nel mondo contemporaneo. 
 Insieme con Guareschi è stata umiliata, calunniata, perseguitata e consegnata al ruggente nulla del laicismo e della trionfale pornografia adelphiana, la totalità della letteratura e della critica del Novecento cattolico: Clemente Rebora, Pietro Mignosi, Giovanni Papini, Ugo Betti, Domenico Giuliotti, Piero Bargellini, Giulio Bevilacqua, Barna Occhini, fra' Ginepro da Pompeiana, Diego Fabbri, Mario Bendiscioli, Adolfo Oxilia, Eugenio Corti, Mario Pomilio, Fulvio Tomizza, Tommaso Romano, Fausto Belfiori, Fausto Gianfranceschi, Alfredo Cattabiani, Dino Del Bo, Ennio Innocenti, Roberto De Mattei, Pino Tosca, Alessandro Gnocchi e tantissimi altri.
 L'autolesionistica devastazione della letteratura cattolica è stata compiuta al riparo delle sentenze anticattoliche di Benedetto Croce e Antonio Gramsci. 
 Grazie a Dio, l'inconsistenza dei giudizi a monte delle solenni stroncature si può facilmente stabilire osservando lo scempio della biblioteca filosofica compiuto da un potere culturale in corsa affannosa/rovinosa verso le heideggeriane terre del tramonto. 
 I ruggiti di Croce e/o di Gramsci non possono esser chiamati a testimoniare seriamente contro la vitalità della filosofia cattolica, interpretata e attualizzata da autori di superiore statura, quali Reginald Garrigou Lagrange, Cornelio Fabro, Etienne Gilson, Marcelo Sanchez Sorondo, Rosa Goglia, Michele Federico Sciacca, Carmelo Ottaviano, Nicola Petruzzellis, Giovanni Santaniello. Giulio Bonafede, Thomas Tyn, Augusto Del Noce, Marino Gentile, Maria Adelaide Raschini, Pier Paolo Ottonello, Paolo Pasqualucci, Antonio Livi, Andrea Dalle Donne, Elvio Fontana. 
 Agli autori insigni militanti nell'area cattolica, la cultura atea può opporre soltanto  i  desolati/spettrali banditori del nichilismo neognostico, elucubrato dai maestri francofortesi e tragicamente vissuto da Simone Weil  e da Hetty Hillesum. 
 L'irragionevole aggressione al patrimonio teologico, filosofico, letterario e artistico della Chiesa Cattolica, in definitiva, dimostra che la guerra alla cultura tradizionale è stata dichiarata dall'invidioso e impotente pregiudizio neo-illuministico, autorizzato a far danni dalla desistenza oltre che dallo sbandamento della gerarchia ecclesiastica e dalla indifferenza (onestamente confessata dal compianto Flaminio Piccoli) della classe politica democristiana.
 Sotto la pietra tombale che l'invidia borghese e la fragilità ecclesiastica hanno gettato sopra la cultura cattolica al fine di ridurla all'esangue figura delle società umanitarie di ottocentesca memoria, si notano tuttavia ostinati segnali di vita. 
 Censurati e silenziati dalla macchina di un apparato animato da inestinguibili furori, i cattolici refrattari alla suggestione suicidaria dei neomodernisti, lavorano, in ordine sparso ma con indiscussa efficacia, alla ricucitura del tessuto della tradizione, vivente malgrado gli strappi causati dai corni dei rinoceronti al galoppo ora laico, ora esoterico ora clericale.
 Inutilmente vessato, il samidzat cattolico lancia segnali di una vitalità imprevista e insospettata, dunque capace di superare il muro del silenzio orchestrato dalle società di spensiero e di attraversare il vuoto pneumatico prodotto dal conformismo clericale.
 Alla qualificata produzione di saggi filosofici e teologici, intesi alla demistificazione del nichilismo avanzante sotto i proclami della presunta felicità libertina, si aggiunge l'animosa fatica dei poeti e dei narratori d'area. 
 Le impavide case editrici, Solfanelli, Cantagalli, Leonardo da Vinci, Effedieffe, Sacra Fraternitas Aurigarum in Urbe, Edivi, Fede & Cultura, Thule, Amicizia Cristiana ecc., condotte da imprenditori miracolosamente scampati alla infetta slavina del modernismo clericale, stanno conquistando i lettori attivi nell'area del dissenso e perciò riescono a valorizzare autori altrimenti destinati a scivolare nel gorgo polifrenico della squillante & nientificante neodestra.  
 Intorno alle case editrici e ai siti internet in continua espansione, si costituiscono cenacoli cattolici in grado di varcare la cortina del silenzio e di mobilitare il disagio dei tradizionisti, ad esempio organizzando la partecipazione di quarantamila fedeli irriducibili alla marcia romana per la vita. 
 Se dalla vasta e frastagliata area della cultura vivente nella fede cattolica si affermasse la figura di un capo capace di coordinare le ingenti e nobili fatiche dei singoli studiosi, dei loro editori e del loro lettori, si potrebbe finalmente costituire un laicato cattolico unitario e perciò atto a resistere efficacemente alle slavine mentali prodotte da apostati, eretici e conformisti.

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