venerdì 26 dicembre 2014

''LA VIRTU' DELL'ELEFANTE'' DI PAOLO ISOTTA
 Recarsi in libreria per trovare buoni libri e' sempre piu' impresa a dir poco disperata.
Saggistica usa e getta,ripetitiva,inconcludente e ''politicamente corretta'',testi di nuovissima filosofia illeggibili,psudoavanguardia musicale  rifritta,creativita' letteraria a livelli desolanti.
 Debbo al mio mitico libraio Piero Onorato della Brodway di via Rosolino Pilo a Palermo,uomo colto come pochi e sempre informato,il consiglio per un librone di seicento pagine di Paolo Isotta,(che leggo pero' da molti anni su quotidiani e periodici)dal titolo ''La virtu' dell'elefante.La musica,i libri,gli amici e  San Gennaro'',edito da Marsilio.
 Riduttivo definirlo un libro di memorie,pur all'altezza degli eventi e avvenimenti trattati daL noto musicologo napoletano,che non vuol farsi chiamare Maestro, data l'abbondanza in uso di tale appellativo,un di' glorioso,per comparse e scrittorucoli.Libro che ho letteralmente consumato nella giornata di santo Stefano,limitando cibo e frasi fatte,e immergendomi nella napoletanita' di un grande critico musicale,oggi del ''Corriere della Sera'' che e' inviso al partitone degli '' intellettuali'' egemoni,agli sperimentatori che non conoscono né la musica né i solfeggi,e tantomeno la storia.
 Sfilano cosi' lievi e gravi figure e figuri,geni e lestofanti,grandi esecutori e baldracche scrittori e incompetenti.Sullo sfondo Napoli sovrana ancora non del tutto globalizzata (ma prossima ad esserlo...),il Circolo,i bassi,con il tratteggio di personaggi squallidi ,ed eccezionali non necessariamente noti al gran pubblico,peraltro sempre piu' ineducato e superficiale.
 Isotta non risparmia proprio nessuno e valorizza i meriti piu' che le costruite apparenze.
 Il tessuto narrativo e' sempre alto e coinvolgente,con misurati salti di prospettiva storica ,con fuochi pirotecnici che pure rendono assai  stimolante il testo che si puo' leggere come un romanzo di vita.
 Letteralmente inviso e a volte odiato da lestofanti,incolti e da certa sinistra erede del pregiudizio illuminista e della difesa infallibile delle utopie ideologiche modernizzanti,gia' sotto l'egemonia del PCI e oggi sotto i dettami del partito laico o cattocomunista ,progressista e ''colto''per autodefinizione di''Repubblica'',si puo' immaginare la traversata difficile e piena di insidie di chi,come Isotta e con lui pochi altri come Piero Buscaroli e Quirino Principe per ricordarne alcuni,hanno sempre valutato e giudicato con liberta' le cose della musica,della letteratura e dell'arte.
 Certo sara' indigesto per molti leggere le cosiderazioni isottiane sull'Italia fra le due guerre e dei suoi primati,di Giovanni Gentile maggior filosofo del Novecento, senza rinnegamenti e paure nominando la RSI non come male assoluto ,pur giustamente scrivendo e sottolineando le colpe di Mussolini ''nella bovina soggezione a Hitler''.Tutto cio' senza facili rinnegamenti e senza paure ,dando pure del traditore a chi recentemente ha svenduto tutto,bene compreso oltre il male da riggettare,per un piatto di lenticchie scotte .
 ''Non gradito'' persino alla mortifera Scala milanese,per i suoi articoli al calor bianco e la sua indipendenza,Isotta resta profondamente radicato nella solarita' napoletana,alla sua stessa genealogia,senza sciovinismi e macchiettismi,anzi il testo incrocia molte vicende e personaggi di varie latitudini,compresa Palermo,la Sicilia che ricorrono spesso,con apprezzamenti vivi di artisti e organizzatori colti di cultura come Pietro Diliberto,anima del''Massimo'' di Palermo per piu' decenni e suo sodale.Mi sono molto piaciute le pagine dedicate a Franco Mannino,indimenticabile compositore,direttore d'orchestra e pianista non sempre valutato come altamente meriterebbe (consentirete la citazione per ricordare che Egli scelse 17 mie poesie per altrettanti Melologhi che furono eseguiti dallo stesso Mannino tornato per l'occasione al pianoforte, nel 1995 all'Oratorio del Caravita a Roma,con enorme successo,insieme alle poesie di Maria Luisa Spaziani e di Anna Lucchiari,replicando con egual consenso a Napoli,in Umbria e a Cosenza,senza dimenticare la trionfale Prima di''Panormus'' dello stesso Mannino,perfettamente diretta dal maestro Umberto Bruno alla meravigliosa Basilica di San Francesco di Palermo e da me voluta).
 Paolo Isotta dedica altre belle pagine ai siciliani quali Scarlatti,Gino Marinuzzi,Giuseppe Mule'ed una meritoria citazione per Consuelo Giglio,non mancando di aggiungere  le pungenti stroncature di tanti mestieranti e radical chic oggi ai vertici,pure in Sicilia.
 Profondo il radicamento di Isotta nella fede religiosa e  tradizionale di sempre dei padri,non solo in San Gennaro ,ma pure in un Santo antimoderno come Pio da Pietrelcina.
 Certo qualche aneddoto ''spinto'' andra' di traverso ai moralisti da strapazzo (Dio ci liberi dai moralisti che risultano spesso fra i viziosi),ma il libro tiene avvinti elegantemente per vasti orizzonti,fino alla fine,confermando in Isotta una cultura,anche letteraria,straripante (fondanti le pagine su Manzoni,su Bach controriformista,su Eliot e quelle finali''Immagini di perfetta felicita') nonché una ricerca inesausta di armonia e bellezza ,sorretta da uno stile che possiamo riscontrare terso anche nella compenetrazione dei paesaggi,specie della Sicilia orientale.
 Libro,insomma,da continuare a consultare con gusto,assaporando una pratica di liberta' e indipendenza che sappiamo appartenere ormai a pochi,data la decadenza e il conformismo imperanti che poco o nulla risparmia,se non l'intelletto sveglio di chi non si piega e non si rassegna.                                                                                               
Tommaso Romano                    



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